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LETTERA APERTA
Ladri di biciclette
La piaga dei furti di biciclette a Monza
di Elio De Capitani


la sparizione delle biciclette - dal sito  www.professionecittadino.it

Sono amareggiato, più che furibondo. Una domenica funestata.
Di passaggio a Monza, dove abitiamo,  tra il tour di Amleto e le prove del Giardino dei ciliegi, oggi Cristina e io  dovevamo andare a lavorare a Milano, all'Elfo.
Avevamo una prova in teatro alle 14.
Oggi c'era il blocco.
Quindi bicicletta fino alla stazione di Monza, treno fino in Centrale e poi la 60:  la e non il, perché così i milanesi chiamano ancora  i bus che una volta erano lettere. Come "la" 54, una volta la E, che dall'Ortica andava a Bande Nere(sottinteso Giovanni delle).
Contenti come sempre, quando il blocco capita in queste domeniche così luminose e c'è attorno a te l'allegria di chi se ne va a spasso.
Al ritorno, soddisfatti della prova di uno spettacolo che sta nascendo con una grazia particolare, siamo stati riportati alla dura realtà della vita dallo scempio che i ladri di biciclette avevano
messo in atto alla stazione: decine e decine di catene e lucchetti tagliati giacevano al suolo e di bici neanche l'ombra.

Non scriverei se non fosse l'ennesima volta che mi capita  in un anno. La prima mi son detto "è colpa mia": l'ho dimenticata troppo tempo da sola,  legata a un palo davanti alla Camera di Commercio (area Cambiaghi, dove fanno il mercato).   La seconda bicicletta - quella nuova di mio figlio,  l'hanno rubata di notte,  in casa, assieme a quella di mia cognata Cesin . Forse abbiamo lasciato aperto il cancelletto? O hanno scavalcato?. Domande inutili, ormai.
La mia (nuova, appena comprata al mare) la prestai a mio figlio Lucio,  che era momentaneamente rimasto senza per il furto. Gli l'hanno rubata davanti al liceo Zucchi, con quella di suo cugino.
Quindi di giorno, in pieno centro, davanti al Comune e legata con due lucchetti.
Ne avevano già rubata un'altra, sempre a mia cognata alla stazione, una a mia moglie non mi ricordo dove. E infine anche una a mio cognato.

Fate i conti: sette biciclette in meno di un anno, anzi otto (oggi l'hanno rubata anche a Alessandro, mio nipote, sempre alla stazione).
E oggi avevo addirittura messo ben tre lucchetti, di cui due d'acciaio e uno da moto. Invano.

Questi furti si ripetono e cambiano la vita in città. La leggenda dice che passino con un furgone, taglino tutto con un grosso tronchese e via:  le portano poi tutte al Viale delle Industrie,  per
poi caricarle su grossi camion e portarle "nell' europa dell'est" e poi  "smontarle e le ricomporle... ".

Ma al di là della leggenda, restano i furti sempre più diffusi e  la vita ti cambia. Se non puoi più usare la bicicletta in questa città, per via dei furti, la qualità della vita cambia non di poco... Non
sono solo, ho sentito veramente tantissime persone lamentarsi, ma uno scempio come quello di oggi alla stazione non lo avevo mai visto: e crudelmente calcolato per di più.

"E nessuno fa niente!" Dice il cittadino. E già: nessuno fa niente davvero, nemmeno i derubati, che non si sognano certo di denunciare un furto di bicicletta - almeno, tutti quelli che conosco non lo
fanno - non creando quindi neppur un minimo di allarme sociale che spinga a fare indagini e a scoprire i colpevoli dei furti.

Mi son detto: ora basta, facciamoci sentire! Derubati di tutta Monza, unitevi. Denunciate ai giornali, agli amministratori comunali, alla polizia e ai carabinieri. Fatevi sentire. Difendiamo la nostra
libertà di ecologici ciclisti!


Elio De Capitani



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  27 febbraio 2006